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fotografare come Avedon

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Fotografare come Avedon

In questo articolo cerchiamo di capire come Avedon, da un punto di vista tecnico ed operativo,  ha realizzato  i suoi Ritratti fotografici, in occasione del progetto “in the American west”.
Sono informazioni molto utili che ci aiutano a conoscere il modo di lavorare di Avedon.

Il progetto “in the America west”, fu iniziato nel 1979.
Per realizzarlo R. Avedon intraprese un lungo viaggio durato cinque anni per dare corpo e visibilità alla classe operaia presente nel cuore del West americano.
Durante questi anni, Avedon ha fotografato circa 750 persone comuni regalando loro un momento di “celebrità”.
Queste persone appartenevano alla classe operaia come vagabondi, minatori, casalinghe, carcerati, cowboy,
Grazie a questo lavoro R. Avedon ha fornito, al suo Paese, un’opportunità per confrontarsi con le parti oscure della società.
Le persone ritratte da Avedon, sono tutt’altro che stereotipate. Al contrario queste persone sono rappresentate nella loro unicità, come protagoniste delle loro realtà individuali.

fotografare come Avedon

Vediamo bene, nello specifico, di approfondire in che modo il fotografo ha realizzato questi ritratti:

Attrezzatura utilizzata

Per realizzare questi ritratti, Avedon,  ha utilizzato la sua affezionata Deardorff 8×10 (grande formato) e varie lenti tra cui un 360 mm.
Sicuramente, come era sua abitudine, il diaframma era impostato su valori alti per ottenere una profondità di campo molto estesa.
Sembra che Avedon nel corso di questi lunghi 5 anni abbia scattato circa 17.000 fotogrammi utilizzando come pellicole le Kodak Tri-x Pan.
Inoltre, il fotografo, nel suo viaggio, si è avvalso dell’aiuto di una moltitudine di assistenti che normalmente lavoravano nel suo studio.
Per quel che concerne lo sfondo, ha utilizzato il classico fondale bianco di carta.
Questo veniva applicato, con uno scotch, ovunque volesse realizzare il Ritratto (su muri, pareti esterne di case, camper, e cosi via)

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L’Illuminazione

Per realizzare i suoi ritratti, Avedon ha sfruttato la luce naturale all’ aperto.
Gli scatti, inoltre, sono stati fatti all’ombra (ombra aperta), allo scopo di ottenere una luce diffusa e uniforme.

La scelta di utilizzare lo sfondo bianco e di scattare in presenza di una luce “invisibile” senza accenno di ombra, avevano anche lo scopo di risaltare la persona ed ogni suo particolare: i suoi gesti, espressioni del viso, vestiti e caratteristiche fisiche.
E’ normale, infatti, che se in un ritratto, rimuovo l’ambiente circostante, semplifico notevolmente l’immagine, focalizzando l’attenzione sul soggetto.

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Modalità di ripresa

I soggetti, scelti accuratamente, erano persone normali, ma li fotografava allo stesso modo in cui fotografava le star di Hollywood, elevandole ad icone, senza tempo, della storia dell’America Occidentale.

Nel libro educare lo sguardo, Angier Oswerr ci fornisce una descrizione dettagliata di come Avedon svolgesse la sessione di lavoro all’interno del suo studio. E sembra che, a suo dire, questa modalità operativa fosse replicata nel suo progetto:

Si mormoro che Avedon non parlasse con i suoi soggetti durante gli scatti. Faceva allineare i piedi ad un segno indicato sul pavimento e per tutta la sessione il fotografo passeggiava con lo sguardo fisso, ancorato alla fotocamera con uno scatto flessibile.

Il risultato era una serie di ritratti in cui la presenza del soggetto era permeata della intensità dello sguardo del fotografo. Talvolta il soggetto ricambiava lo sguardo con aggressività. Nelle immagini i soggetti appaiono spesso turbati ed intimiditi, a volte si percepisce un cenno di sfida. Soltanto uno di loro ride, un cowboy da rodeo Navajo.

La sensazione che comunica questa raccolta di opere, è che i soggetti sono appesi alle loro identità da un filo fragile e ciò potrebbe essere dovuto al loro status sociale. Ma il vero motivo è la natura quasi opprimente della presenza del fotografo.

Qualsiasi cosa suggeriscano circa il tessuto sociale, i ritratti non sono di natura documentaria. Non hanno lo scopo di essere imparziali o obiettivi e non vanno mai scambiati per espressioni di cordialità o compassione. Essi rappresentano delle dichiarazioni personali violente

 

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